il made in italy è stato un successo.
Per mangiare all’interno di Expo 2015, secondo quanto emerge da una prima indagine sul bilancio dell’evento elaborato da Coldiretti, i visitatori hanno speso una media di 27 euro scegliendo:
il 32% ha scelto cucina italiana
il 25% quella straniera.
In cima alla lista della cucina straniera c’è il Giappone, che trova il consenso del 18% dei visitatori, ma nella top straniera ci sono anche Thailandia, Francia, Spagna, Brasile. Solo una piccola parte di visitatori si è avventurata nell’assaggio delle curiosità più strane offerte, dall’hamburger di alligatore a quello di zebra dello Zimbabwe.
Tra i diversi piatti sono ricordati: gli hamburger e il panino degli Usa, le tapas, il prosciutto e la sangria della Spagna; il riso fritto e pollo dell’Indonesia.
Expo 2015 è stata una grande occasione per difendere i primati italiani nell’agroalimentare con molteplici appuntamenti dedicati ai singoli prodotti: dal gelato, alla birra, dall’ortofrutta al pane, dal latte al coniglio, dalle uova al riso, che hanno visto la partecipazione attiva degli agricoltori.
Il modello Italia ha giocato un ruolo centrale Expo 2015. La capacità tutta italiana di offrire sul mercato alimenti di grande qualità , sicuri ma soprattutto sostenibili, rappresenta un esempio che il nostro Paese ha potuto offrire con orgoglio ai visitatori dell’esposizione universale e in definitiva a tutto il mondo.
Il made in Italy che troviamo ogni giorno sulle tavole di milioni di consumatori ha una caratteristica unica, quella di essere esportabile come modello di business.
Non si tratta di imporre i nostri prodotti nel resto del mondo, anche se la tutela delle sole indicazioni d’origine –Dop e lgp- significherebbe recuperare una parte consistente dei 60 miliardi di falsi che si fanno nei cinque continenti.
E’ il modo di produrre le materie prime e di trasformarle che può dare origine a filiere sostenibili che portano dal campo alla tavola.
Ogni Paese, può svilupparne di proprie basate ad esempio sui cereali, sui legumi o sull’ortofrutta. Per le aree sottosviluppate del pianeta, seguire il modello italiano , potrebbe significare realizzare filiere del tutto originali e sostenibili, che creino valore sia per chi coltiva i campi o alleva il bestiame, sia per le industrie di trasformazione.
Ad Expo ciascuna azienda ha raccontato la propria storia ed il proprio saper fare, i propri prodotti e le loro pecularietà. Un viaggio ipermediale nel paesaggio produttivo italiano che ha accompagnato con mano i visitatori in un percorso che ha spiegato come e perché il nostro Paese sia diventato la patria mondiale della qualità tutelata e senza compromessi.